IL MONDO DI BABELE. Nuovi linguaggi e maggiori distanze tra noi

babelemoderna1IL MONDO DI BABELE. NUOVI LINGUAGGI E MAGGIORI DISTANZE TRA NOI
Già dal titolo si può capire quello di cui voglio parlare in questo post.
La storia presa in considerazione per un argomento tanto grande, non poteva che arrivare dal libro dei libri: LA Bibbia.  Non limitiamoci certi momenti di riprenderlo in mano e sfogliarlo anche a caso, è un fulcro volenti o nolenti, da cui nasciamo. Certo, in alcuni punti può giungere al massimo della nostra comprensione umana, per il suo lato fantastico, ma può anche essere talmente crudo e fin troppo dettagliato quando si riferisce all’indole più vera dell’uomo. Bisogna riconoscere certe storie da cui dipende la nostra cultura come una chiave preziosa, per aprire la mente, fino ad arrivare nel più profondo di chiunque, senza distinzioni. La famosa Torre di Babele la possiamo trovare ancora tra le prime pagine, subito dopo la fine del diluvio universale, si parla di un epoca dove l’uomo è tornato forte, domina su tutto, specialmente su se stesso, è quindi il suo lato più ambizioso ed egoista a prevalere. Dio in questo momento di ricrescita viene considerato un pari, come una persona raggiungibile, da poter sfidare senza alcun timore. L’uomo allora si stava moltiplicando sempre più, con gli spostamenti, comincia  ad unirsi con chi incontra nei suoi viaggi, formando un gruppo unico e compatto. Ma gli intenti che stavano dietro a questa nuova unità però non erano buoni, cosi cominciò per mano divina la sua dispersione.          
Diverse lingue, quindi tradizioni, abitudini, intere nuove comunità non più in grado di comprendersi, ma sicuramente in grado di poter fare molto di più, rispetto a prima, per arricchirsi non nella gloria ma nel senso della vita, potendola osservare e comprendere anche con occhi diversi.
La dispersione oggi, non ha questo senso, è un ottima causa alle peggiori nefandezze, si insinua non solo in grandi città ma anche in realtà più piccole , fino alle  famiglie crescenti, composte anche di un solo individuo.
Ed ecco il primo controsenso della società, l’etichettare in base a un gruppo cui si fa parte.  In qualche modo è come se ci fosse l’obbligo di  appartenere a una ideologia definita da qualcuno, e questa appartenenza, più o meno riconosciuta in sé stessi, porta inevitabilmente a chiudere e tagliare con una fetta sempre larghissima di altra umanità; ci si chiude in schemi e regole, nelle convinzioni, limitando la possibilità, di comprendere e far comprendere, quello che c’è di più importante: ossìa cosa sia dentro di noi ad accendere l’entusiasmo, la fiducia, quell’ideale, intorno a cui ruota ogni nostra giornata.
Purtroppo proprio per come tendiamo a sentire troppo grandi le differenze , a come ci piace osservare per giudicare, dare giudizi superficiali, anche chi “sembra” fare delle buone azioni è portato poi a disprezzare in qualche modo chi non le compie, o ne è indifferente … di esempi ce ne sono tanti, e se adesso ne scrivessi anche solo uno, giustamente farei quella che giudica per prima. Ognuno di voi che sta leggendo sono certa abbia vissuto un’esperienza da mettere come esempio. La delusione arriva quando non si viene compresi, ma pure nello scoprire la mancanza di coerenza nei modelli da cui si trae ispirazione.
In modo generico credo accada questo:  abbiamo preso una scelta, e sentiamo che questa ci sta facendo bene, è quello che sappiamo essere in sintonia con la nostra indole, fa indubbiamente parte del sogno nel cassetto che custodiamo da sempre. Ci siamo cosi portati naturalmente, da metterci tutto dentro, pensieri, parole ma anche azioni. Inevitabilmente poi, ci scontriamo con la varietà pressoché infinita del mondo, una massa compatta (ma ricordiamo divisa a sua volta) che ci viene contro, non ci comprende, e sembra sempre voler distruggere quello che creiamo dopo tanta fatica, anche nel lavoro interiore di trovare il proprio posto ed un certo equilibrio.

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L’uomo è il dominatore assoluto, ma deve però stare attento, molto attento proprio alla sua stessa specie, sempre in aumento, e in cambiamento, perché inevitabilmente per sopravvivere, l’uomo deve diventare più furbo per prima cosa, reticente, e ancor più legato alle sue “quattro cose” che lo fanno sentire qualcuno.
Non siamo molto lontani dal destino degli abitanti dell’ Isola di Pasqua, che non hanno cambiato nulla  fino alla loro fine. Pur di fronte all’abbattimento dell’ultimo albero, e all’inganno reciproco, perseverato dalle divisioni in caste. L’ormai famoso organigramma a forma di piramide, valido sia per gli antichi che per l’ “uomo moderno”, mostra come alla base della struttura sociale, ci siano le persone semplici, senza diritti, detti “schiavi” e sempre più verso il vertice si arriva a gruppi di meno individui ma dal potere sempre più assoluto, di stampo politico-religioso … e proprio questi ultimi hanno continuato a prendere, senza remore, fino all’inevitabile tracollo. foto-52L’isola di Pasqua è un piccolo microcosmo, che se rivisto in lettura moderna, ci vuol comunicare l’impossibilità di cambiare le cose, ciclicamente tendiamo a distruggerci, e ricostruire con le stesse regole, di prima.  Quello che però rimane ben chiaro, è che la fine è di tutti, anche di chi era padrone e continuava a ricevere i favori dei più poveri-deboli.

Rendendo possibile questo dal farli divenire come dei dormienti e più concentrati sulla giornata, che a quello che sarebbe successo tra mesi, anni.
La possibilità che abbiamo di poter comunicare con chiunque in ogni momento, la trovo un’opportunità preziosa, eppure è cambiato il tono della comunicazione, rispetto anche solo a pochi anni fa, quello che si vuol trasmettere, l’intento che ci mettiamo, si finisce in qualche modo sempre, difendendosi  a muso duro. E questo non può far sì che, si possa cambiare molto nella normalità tangibile e mondiale. Trovare chi ci somiglia negli interessi, ma è disperso tra migliaia di altri, porta forse a isolarsi ancora di più. Ricordo un tempo che questi incontri succedevano in modo casuale, dove per riconoscersi in qualcun altro, prima c’erano dialoghi sinceri, non costruiti, eri te stesso, donavi qualcosa, senza pensare al ritorno.
Si pensa fin troppo nelle ricerche di oggi, c’è uno scopo, ci serve qualcosa, allora cerchiamo tra un mucchio di dati, letti e non ascoltati, magari ci si apre ma senza mai sapere con chi, ci si incontra, si crea qualcosa, ma poi spesso ci si scontra con ben altro, con il passare del tempo, la spinta iniziale in breve si spegne, a favore di migliaia di altre ricerche possibili.
Ricordo ancora, un linguaggio universale che riusciva a unire molte persone, anche di diverse nazionalità, un unico solo abbraccio forte e invisibile, mentre sotto un palco, si canta una canzone tanto cara al nostro cuore, cosi nostra e legata per tutta la vita … pensi sia cosi solo per te, e poi ti trovi in mezzo a migliaia di altri cuori che cantano insieme.
Credo la musica sia un linguaggio fortissimo in grado di unire senza i limiti del pensiero. 
Questo lo sanno anche ai piani alti, e naturalmente sono mondi controllati anche quelli, con le mode, i testi, la creazione di gruppi ideologici anche per chi semplicemente ama un genere musicale rispetto a un altro.
La Torre di Babele era un impeto di arroganza e superiorità, lassù probabilmente arrivarci, a quel cielo cosi infinito, significava essere invincibili, c’è ancora tale superbia, quell’idea dell’immortalità avendo sotto di sé tutti gli altri, governando i loro destini, le decisioni. Chi sta in cima sia alla Torre di Babele che alla Piramide sociale, tende a identificarsi come Dio stesso.
Vedere la morte distribuita a comando, i giochi di guerra, le torture psicologiche, rendere chiunque come si vuole, sospetto anche a propria immagine e cosi sentirsi come un nuovo “creatore”; qualcuno ha fatto notare come il palazzo del parlamente europeo di Strasburgo abbia volutamente la forma della Torre di Babele incompleta come nel quadro di   Bruegel il vecchio del 1500 .
Vogliamo realmente la libertà? Sembra che il sistema sia sempre più forte, e sappia bene come fare in modo di rimanere inviolato. Dà alla gente quello che ha reso egli stesso, come la massima aspirazione possibile. In fondo ce lo meritiamo quindi, sembra siamo noi stessi a voler essere trattati cosi! Ma fortunatamente c’è qualcosa che ogni giorno entra dentro i loro schemi, e non possono farci nulla.

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Quello che sorprende è che non sentiremo parlare mai in modo chiaro di questi fatti , se non come errori oppure cose da considerare senza base logica, ma ci raggiungeranno lo stesso un giorno nel modo più naturale e semplice possibile. Dovremo allora dar ascolto davvero solo al cuore.
Di fronte alla libertà della pillola rossa e della pillola blu, ci scopriremo realmente pronti a quello che ci verrà chiesto?

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