Chi fa da se fa per tre (ma la testa è sempre quella)

lupitrio

CHI FA DA SE FA PER TRE! (ma la testa è sempre quella)

Salve a tutti, ormai il tema dei post è quasi direttamente legato a qualcosa che sta accadendo nelle mie giornate; questi episodi mi fanno scegliere come continuare per la strada dell’autocoscienza, possono sembrare casuali o non attinenti, eppure in un giorno “qualunque”, un semplice pensiero fa si che i punti si uniscano  e tutto diventa più chiaro. Ma dire a sé stessi di essere arrivati a una soluzione, dire di avere capito il senso di un’esistenza, permettendosi di compiacersi, criticando tutto il resto, può essere pericoloso.
Io che scrivo continuamente, descrivendo quello che credo un male comune, mentre mi ritiro dal mondo di cui faccio parte  fisicamente, per ricercare spesso e volentieri, quello ben chiuso da un cancello oltre il quale nessuno può entrare ma solo appena scorgere quello che contiene. Come posso dire di sapere, di conoscere, di aver trovato il mio posto, e raggiunto il vero equilibrio?                                                  

La mente è un congegno che assorbe molto, in base a quello si forma, ma sovente viene anche attaccato, si vorrebbe ascoltare solo ciò che si vuole sentire e sentirsi dire. Alla minima contrarietà, scattano sentimenti completamente diversi anche da etiche, purtroppo ultimamente più sventolate che dimostrate.
Nel mondo dell’ “apparenza” attuale, si ricerca continuamente  il consenso, scontrandosi con chi non è d’accordo, cosi invece di dare l’esempio di un effettivo equilibrio interiore, ci si disarticola nel peggio di sé per difendere alla fine,  un piccolo pezzo di terra governato e abitato solo da un individuo: NOI.
Se non esiste la pace dentro i nostri confini, non si potrà mai dire di essere portatori della stessa, ovunque andiamo … la pace oggi è intesa come far tacere le voci altrui che ci chiedono di essere ascoltate per come sono, e che cercano gli stessi consensi su cui vertono pure le nostre giornate (come detto prima).
Cosi l’uomo si è fatto furbo, e pur di non dover rischiare  la possibilità di venire minimamente saccheggiato  del proprio “quieto vivere”, sceglie per la maggiore fin dal principio di tenersi vicino propri simili (negli interessi), o chi reputa inferiore e accomodabile, oppure chi è davvero in pace dentro e allora lo accetta per forza, dando senza chiedere, e  in questo caso dando attenzione.
Mettere al primo posto sé stessi non è un’affermazione sbagliata, ma viene ripetutamente utilizzata per scopi decisamente poco nobili. Pensare a come potersi rialzare, oppure tornare liberi interiormente è il primo passo per arrivare poi a darsi completamente agli altri. Se sta davvero dilagando, una malattia interiore globale, come più volte ho cercato di descrivere nei post precedenti, come possiamo essere certi che ciò che facciamo, non finisca solamente per propagarla ancora di più?
Se nella vita ci è già capitato che grandi sicurezze, si siano nel giro di brevissimo tempo, sbriciolate sotto i piedi, forse è stata una lezione che ci dice che non bisogna essere certi di tutto quello a cui siamo arrivati a conclusione. E poi come ci siamo arrivati? A volte certe casualità, hanno influenzato le nostre scelte. Ripescando esperienze dal passato, oppure da un qualcosa di sentito dire, ma anche dal nostro infallibile pregio di non sbagliarsi mai nelle sensazioni … magari abbiamo detto no, ci siamo dati a metà, abbiamo chiuso una porta per sempre, senza neppure guardarci dentro prima.
Un esempio pratico, è di come un semplice articolo, scritto da sconosciuti, un commento, o anche un non commento a nostre foto o parole, ci possano far tirare un riga sopra nomi e argomenti molto importanti. Nessuno merita l’indifferenza o l’accusa, senza prima una sana conversazione, magari di persona, occhi negli occhi, sciogliendo muri e riscoprendosi molto simili invece. Senza ripetermi sempre negli stessi discorsi, il motto: chi fa da se fa per tre! Che ho usato nel titolo, vorrebbe dire questo, se ognuno ha il suo piccolo mondo da cui osserva, da giudizi, crea e annulla … senza ormai più possibilità di uscire abbracciando quello degli altri, può fare molto ma come danno, perché agli altri non da e chiede solo accordi e molte ammirazioni,  per mantenere la pace nel proprio egoismo. Ma se il motto: chi fa da se fa per tre! Lo intendiamo come: da solo mi rialzo, mi comprendo e mi piaccio, e poi cosi voglio uscire e trasmettere ogni bene, anche nelle opinioni più differenti … questo allora si che diventa un linguaggio universale, che apre le porte e ci conduce alla vera conoscenza, di noi e degli altri. Ma cosa importante può davvero lasciare un segno .
Un ultimo appunto, visto che ormai tecnologicamente ci siamo resi un po’ tutti sempre più raggiungibili in ogni momento, e questo ci porta paradossalmente ad essere sempre fuori da quello che stiamo facendo, possibile che non crediamo al fatto che qualcuno abbia già trovato il modo di trovarci in ogni nostro mondo, influenzando ulteriormente tutto ciò che facciamo, diciamo o ci battiamo per cambiare?
Quello che ci manca è di portare nei nostri cuori i veri ideali che stiamo sempre più seppellendo, uscire fuori dai gusci sicuri  e fare davvero qualcosa della nostra esistenza.
Non è possibile cambiare a questo modo, cosi velocemente, ci sembra di prendere scelte ma le subiamo e basta.
Cerchiamo di ritrovare chi siamo, e abbiamo il coraggio di provarci ancora.

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