Come smontare la pseudo-verità:La ricerca infinita

La verità percepita dagli occhi

COME SMONTARE LA PSEUDO-VERITA’

LA RICERCA INFINITA

( Viaggio alla ricerca della propria dimensione)

Nella nostra vita sicuramente per un breve o più lungo periodo abbiamo toccato o per meglio dire sfiorato la verità del tutto e del niente, magari voltandole quasi immediatamente le spalle, passando oltre, fuggendo consapevolmente a un fatto che avrebbe messo in discussione leggi fisiche ma non solo anche valori morali formatisi nella crescita della propria individualità,  strettamente collegata a quella parte di noi,  che viene a contatto con ciò che avviene intorno nel tempo. Ci piace a livello umano questa “verità” assoluta, creata dalle nostre esperienze, è  intoccabile, la nostra creatura. Come con dei mattoncini pian piano, e negli anni,  possiamo rendere, questa unica certezza, in una dimora da dove osservare indisturbati. Accogliente, colorata, apparentemente in grado di parare qualsiasi colpo, che si è anche in grado di modificare, di volta in volta, in base alle situazioni che ci vedono coinvolti in prima persona. Li dentro “la maschera”, “la fortezza”, siamo padroni assoluti di un grande non senso, identificato prima come un simbolo fondamentale dell’esistenza, come un baluardo ben in vista, a chiunque si avvicini…per poi arrivare a ridurlo al pari di un oggetto, come tanti altri, di cui ci si sta circondando nella società del consumismo attuale, con la grande differenza-possibilità qui di plasmarlo in base alle necessità del momento. Nella sicurezza almeno di queste mura create intorno, composte da sintetiche convinzioni , la persona inizia a vedere solo in base alla struttura generata dal connubio PENSIERO-FATTO-CONOSCENZA-CONSEGUENZA-RISULTATO, tutto ciò che tocca uno solo di questi elementi, porterà sempre  al primo della sequenza (il pensiero), con l’inevitabile conclusione, estremamente schematica: di avere già ogni risposta in mano per noi o per chi interagisce con noi.                Tutto scaturisce dal proprio pensiero, da come abbiamo strutturato il modo di elencare qualsiasi cosa ci accada, quei piccoli mattoncini che sembrano cosi insignificanti nelle mani di un bambino (che siamo stati tutti), hanno invece nella persona adulta una base stabile, che rimane; può insomma crollare un progetto, un ideale, una infatuazione, una promessa, etc, ma di ciò che abbiamo poggiato al suolo per primo consapevoli o no rimangono sempre fisse radici. Cerchiamo quindi ogni volta di innalzarci sopra questi principi, creati da noi stessi, durante le fasi delicate della crescita, come a seppellire un vecchio scomodo segreto. Ad esempio, se in una data situazione, comparsa nel percorso, verso i nostri obiettivi, dovessimo fallire,  per proseguire nuovamente, si  avrebbe bisogno di tornare al centro, l’ equilibrio è dato riprendendo coscienza delle basi. Ma ecco che tendiamo a svolgere la tela dal principio del solito, e mai dal vero principio.  Ormai è quasi istintivo, evitare di scavare,  per evitare,  quel pericoloso contatto con l’essenza primordiale, lasciando coperta forse l’unica preziosa possibilità verso i nuovi progetti, tornando cosi, alle strade che riportano inevitabilmente allo stesso punto di rottura, come è già stato. Tutto questo ergere e distruggere accade continuamente giorno per giorno, avendo a disposizione molti più elementi con cui cimentarci, ci si mette alla prova rendendoci disponibili a parole a cambiare ma  in fondo attenti a collimare ogni angolo e misura delle nostre teorie mentali-emozionali. Sarebbe bene ricordare che chi ci circonda vive lo stesso, non segue che il proprio passo, vede ciò che vuole e quello  di cui può aver bisogno, e in questo scambio impari  si aggiungeranno ulteriori input che allontanano ancor più dalla richiesta interiore di equilibrio. Le persone tra loro tenderanno sempre più  a comportarsi come fanno con gli oggetti , a riporsi in liste, smembrandosi pezzo per pezzo,  fino al limite massimo della medesima linea divisiva, tra parte visibile e  quella parte stabile, incancellabile lasciata nascosta. Dovremmo sforzarci di capire, che si  vive insomma la stessa  ricerca, ma che si offre  solo  la parte dispersiva di sé, quella costruita intorno al pensiero, in questo modo nulla può risultare reale . Selezionare cosi è come voler intrappolare il fumo dentro un pugno. La base di una persona la si può intuire ma mai comprendere. Quindi ritenersi in grado di avere risposte a tutto è davvero un’affermazione limitante, a livello sociale si è veramente superficiali, c’è la tendenza ad associarsi prima o poi a canoni standard per velocizzare l’interagire verso ciò che più interessa, ecco quindi come semplice esempio, che un orecchino al naso può influenzare parecchio con l’avvio o la chiusura repentina, anche solo  di un possibile dialogo. Pure nella modernità e i suoi sistemi comunicativi, veloci ma soprattutto mascherati dall’utopica privacy,  ci sono più o meno regole simili, cambia solo che il tempo perde di relatività, una settimana può con quel senso di protezione del darsi non darsi, assumere carattere di molto più di vissuto, non vedere con gli occhi da sicuramente più spazio alle proprie proiezioni di desiderio, rimane un sospeso che a lungo andare culmina nel bruciare repentino dell’unione di IDEA-FATTO-RISULTATO, torniamo sempre li,  alla mente, che tutto fa senza centrare il vero bersaglio, ci gira continuamene intorno senza dare effettivi cambiamenti. Piuttosto  ci da  più occasioni per non dover mai fermarsi a porsi la domanda giusta: <<da dove ricominciare?>>. Un continuo consumismo, giorno dopo giorno, si fa e si distrugge. Una continua tensione della ricerca, proprio dove una risposta non si troverà.  Probabilmente certi rapporti non sarebbero mai nemmeno cominciati in altre situazioni più razionali, nel canale della rete, tutto assume un aspetto etereo come in sogno, si provano emozioni ritenute vere, con tanto di risultato, lo si vorrebbe trasportare in un questa dimensione, non basta quindi l’emozione iniziale per chiudere la questione, il pensiero da sè non appaga e cerca tutti gli elementi del quadro, quindi si può definire, la testa,  anche qui  la causa scatenante pure del fatto. In tema d’amore quindi il pensiero può essere tradimento? Avendo disposto che solo l’idea-pensiero può portare al risultato e che nessun elemento poi viene tralasciato, in qualche modo lo si vive e condivide proiettandolo nella realtà, quindi SI, è una forma di tradimento e ben recepita come tale seppure appaia lontana dalla logica. Ciò con cui ci si scontra spesso non si tratta di “verità” bensi di un elaboratissimo esame basato su regole indotte da più versanti, arrivare al punto di questo principio come ci rivelano molte discipline scientifiche del comportamento, può darci altrettante consapevolezze ma mai abbastanza. Con molta probabilità di fronte proprio a ciò che ci spiazza, in modo che percepiamo positivo o negativo, dovremmo soffermarci sul sentimento generato sul momento, prima che cali la tenda che lasciamo posare, abbellendo, cancellando, ofuscando ogni imparzialità. L’ uomo idealizza pescando dai propri sogni, cerca e cerca paragoni, pure (soprattutto) nel momento massimo di distacco, è una reazione automatica, ancor più quando le difese sono abbassate. Egli ha imparato dal suo passato che il dolore può essere pericoloso, doloroso, dal caro prezzo, tanto quello fisico che emotivo. La mente immagazzina disavventure, ricordi, legati a ogni tipo di sentimento,  aleggiano sempre li,  in attesa , come certi sogni notturni ,  gettano semi più o meno buoni che possono condizionarci per  molto tempo,  si trovano nel lato taciturno e inutilizzato del nostro organo direzionale per eccellenza. Fatto inquietante è che certi gesti, azioni, fatti, parole che nella quotidianità non ci sono ancora stati e forse non lo saranno mai, rimangono li in mezzo agli altri dati oggettivi, indisturbati e ne agiamo comunque come di conseguenza. Aumentano quindi i fattori di comparazione del pensiero iniziale, come ho descritto nello schemino all’inizio del post, e viene pure riempito sempre maggiormente dal messaggio subliminale, di quella bonaria disinteressata amica-madre-compagna che ti ha a cuore e vuole riempire ogni tuo vuoto con i suoi “sani” “amorevoli” consigli: questa “società”. Lei con sempre la proposta giusta per te. Ma che ti lascia libero, dicendoti che alla fine è tua la scelta no? Confusione. Dentro ci troviamo a rispondere alle più diverse necessità, desideri, obiettivi, sempre più paradossalmente in contrasto tra di loro, eppure che partono dallo stesso individuo.  Ecco comparire cosi  la dualità come forma di distacco, dalle scelte, dagli sbagli, dal cedere e tornare a ricostruire ma pare ben  chiaro che questo non accade alla luce del sole, perchè altrimenti non possiamo più sembrare, al resto, quelli con le risposte in mano a tutto. Ci anestetizziamo pur di non dover arrivare li dove si può far molto, il concetto di maturità sta svanendo, non esiste un’età del vivere, una dell’elaborare, poi del costruire e concludere…ogni giorno si può ricominciare, questo stiamo capendo (erroneamente), mentre le stesse basi che sarebbero la nostra salvezza, sbriciolandosi stanno divenendo invece  l’ irrealtà! Occuparsene  ci sembra  sia solo  il  fomentare di un dolore già acceso, ormai è passato cosi tanto tempo ci diciamo e lasciamo andare anche l’ultimo richiamo d’allarme: il dolore del corpo. Tornando al discorso iniziale, affermo questo: di fronte a ciò che non rientra in nessun nostro schema possibile, non è male, anzi  potrebbe  finalmente avere una possibilità di effettivo distacco mentale verso una concentrazione emotiva…ciò che si desidera più o meno consciamente di raggiungere è la pace tra chi siamo, chi vorremmo essere, chi dicono che siamo, una terra di nessuno dove non esiste alcuna presa. La meta finale  potrebbe presentarsi al contrario di come si è finora idealizzata, lontana da ogni mezzo che finora ha quietato l’onda improvvisa su quegli argini tanto fragili delle proprie paure congetturate. Il primo passo per smontare la pseudo-verità quindi è la presa di coscienza, che arriva non sempre dolcemente ma improvvisa e inaspettata. Di questo primo passo si parlerà nel prossimo articolo dello spazio “Il vaso di Pandora”.

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