Come straniero in terra straniera 2000

COME STRANIERO IN TERRA STRANIERA 2000.

Descrivere oggi quali siano le realtà che ci circondano sta diventando estremamente difficile, seppure con tali potenti mezzi, a nostra disposizione  e con una maggiore possibilità di rintracciare dati o persone che possono condividere a pieno i nostri bisogni di risposte e informazioni. Pare che l’effetto di tali benefici sia quello di moltiplicare ancor più le domande allontanandoci da ciò che inizialmente aveva creato proprio la spinta verso un certo argomento. Conosco una persona a cui volgo tutta la mia più grande stima, perché ancora giovane fece una scelta: no radio, no tv, no libri impegnativi, giusto per lasciare dentro di se la propria impressione su quello che giorno per giorno viveva di nuovo, ma anche e soprattutto ascoltando le storie degli altri e le loro emozioni. L’esperienza dei cinque sensi e mezzo ci fa spettatori, assolutamente non passivi, l’ empatia umana è quella sensibilità in più che può farci conoscere ogni giorno qualcosa di assolutamente nuovo e non estraneo di noi stessi . Come un’antenna possiamo incanalare ogni emozione messa dentro le azioni; quanto potremmo progredire aprendoci, condividendo, eppure come per tante altre situazioni in questa vita , ciò che sarebbe la nostra libertà ci viene sempre più a mancare. L’ascoltare oggi è molto cambiato, si preferiscono righe scritte molto sintetiche, suoni e immagini facilmente modificabili. Chiunque oggi  potrebbe decidere di allontanarci da convinzioni individuali o di gruppo a favore di propri scopi, più o meno leali. Ad esempio ogni dato, o testimonianza, pur se inventata di sana pianta la si prende sbrigativamente come “realtà”, le prove quasi inconfutabili che ci vengono presentate, chi si prende la briga poi di ricercarle sotto altre forme? Chi va a far domande che vanno oltre l’apparenza delle origini, e poi delle conseguenze, sul piano fisico e pratico di qualsiasi evento? Quello che ci arriva sotto forma di informazione, potremmo avere la brutta sorpresa di scoprire che  è solo una forma di sistema, che appoggia “idee” alimentate da più fronti, giorno per giorno. Spesso non siamo noi a decidere quello che è giusto o meno  ma ci siamo portati.  Butta benzina, butta benzina e prima o poi ecco arrivare il fiammifero e non c’è scampo, ci siamo dentro. Insomma c’è una forte diffidenza per il vicino di casa o addirittura il parente che ci ha visto nascere-crescere, a favore di perfetti estranei che possono manipolarci in poco tempo, cambiando anche tutte le risposte interiori a cui si era giunti dopo una vita di fatti e di trincee vere vissute personalmente, con i suoi colpi e i suoi fiori ricevuti direttamente su pelle e cuore. Mi manca quel mondo che conoscevo solo poco più di una decina di anni fa, lasciava molta più libertà di quella che  solo pare nell’oggi, anche se si era già dentro il vortice di decadenza, quella che ora: << Ohhh! Ma com’è possibile che siamo arrivati a questo punto?!!>>

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Cosa importa se fascicoli top secret si riaprono proprio adesso? Che qualcosa non va e ci viene nascosta è sempre stato palese, facendoci inseguire impotenti sempre quelle solite grandi imprese: malattie, guerre, religioni che si scontrano, leggi che permettono ancor più ingiustizie a livello mondiale, etc … si parla continuamente di numeri enormi senza nome, solo dati e non persone. Il nostro sguardo cosi viene spostato da quell’unico che geme e soffre a due passi da noi. Oggi se non fai parte di una ideologia, di un gruppo, un credo, una razza … di una moda del momento (aggiungiamo anche i nuovi network), rischi di venire dimenticato, non ti viene data l’occasione, che per tanti è venire ascoltati o solo essere salutati con un sorriso, perché sei “tu” e basta, semplicemente quello servirebbe per sentirsi bene. Infatti sembra contare di più ciò che non sei, in base a quello a livello istituzionale non ricevi e subisci pesi psicologici, ma il peggio è che vale come ”normalità” essere discriminati fino a livelli più fondamentali come quello famigliare-affettivo. In ogni questione generale, ci deve essere per forza un cavillo seppur minimo per infilarci la zizzania, anche quando pare tutto andar bene, i piccoli nuclei da cui è formato il tessuto sociale si sfaldano, e  si riconosce sempre meno quella piena giustizia ad essere felici o come preferisco dire io: in pace. I traguardi dunque non esistono più, si allontanano e il percorso individuale, diviene solo una  lunga corsa contro il  tempo. Ci cimentiamo tutti a trovare colpe e solo colpe, alle proprie frustrazioni (mai nate per caso)… ma se c’è il problema perché non dovrebbe esistere il rimedio? Odiare diviene più semplice, invece che cercare di cambiare, in primis se stessi e la propria visione delle cose. Se la colpa ricade su chi ha lasciato far del male restando in silenzio, non cambia il senso, tutti allora non abbiamo fatto la nostra piena giusta parte, ma solo quella che ci andava bene in quel momento. I fatti parlano.  Purtroppo la gente è solita a reagire appena non ha da mangiare, nell’epoca dell’ “uomo moderno” forse sente anche più mancanze, ad esempio dei suoi giocattolini preferiti, i piccoli vizi; il prurito di acquisto è diventato ormai cronico, allieta molti vuoti interiori, un mucchio di oggetti assolutamente indispensabili che quando non si possono avere paiono vitali. Si può benissimo vivere senza invece. A parte il mangiare certo, non può mancare essendo sia un vizio che un bisogno primario e questo non cambierà mai. I problemi che ora stanno dilagando, fin dentro i piccoli confini della propria casa ( ehh! prima o poi doveva succedere), si sono sempre saputi, siamo cresciuti almeno da tre generazioni ormai con queste regole sbagliate, chi come me faceva a modo suo informazione con largo anticipo, era visto a mò di pazzo predicatore per le strade, stile film apocalittico americano: <<Pentitevi voi prima che sia troppo tardi!!>>

Un futuro di Luis Royo

Donna futurista che osserva la sua città.
Luis Royo

Invece ora pare sia un jingle al top delle classifiche, mentre sarebbe ormai tempo di agire, altro che canzoncine. Ed ora la mia voce tace, come a meditare la differenza tra vera volontà o altra moda per speculare su sofferenze sempre maggiori, lasciando l’egoismo dilagante a mostrarsi cavalier errante che di fronte alla morte e la corruzione ha la soluzione pronta, solo che il danno è già stato fatto. Specie estinte, disastri naturali, nuove malattie incurabili, gente in catene sempre più strette e invisibili. L’ultimo albero si sta per abbattere e si ha fame. Lasciamo i cadaveri per strada e assaltiamo i fortini per del pane? Nell’intelligente storia di Straniero in terra Straniera nuovamente catalogata come fantascienza “classica” ma invece sempre più attuale, un uomo nato e cresciuto ben lontano dal nostro pianeta e senza mai aver avuto alcun contatto con la società terrestre è perfettamente in equilibrio tra senso di vita e di morte ( che per i marziani è solo un passaggio di fase e preso addirittura come una scelta interiore), non conosce la fretta, ne la menzogna, poi non capisce il ridere perché effettivamente nessun animale ride, e in questo caso anche nessun genere di alieno.  Noi uomini siamo gli unici e l’ abbiamo imparato per sdrammatizzare le nostre imperfezioni, le ansie, le paure. << L’uomo è l’animale che ride … di se stesso!>> Michael Valentine Smith il protagonista del libro appena citato, arrivato sulla terra da una realtà completamente diversa rispetto la nostra, puro e candido come un bambino, si ritrova proprietario inconsapevole di enormi ricchezze e titoli, incontra subito sulla sua strada degli amici già di per sé meno legati al senso del possesso, in ricerca di veri ideali tra la corruzione sempre più dilagante. Fortunatamente cosi, l’ Uomo di Marte può apprendere nozioni terrestri in modo libero e non fanatico, utilizza la sua empatia piuttosto spiccata, che chiama grokkare, per unirsi in tutto per tutto a chi ha vicino, spesso varcando i principi di etica-morale più fondamentali, ma il lettore in fondo non può evitare di osservare come l’equilibrio pervada intorno al protagonista e la sua sempre più larga “famiglia”. Copertina vers.integrale italianaTemi molto forti, quali il rapporto sessuale, l’omosessualità, il denaro, la religione, la politica, la “verità” assoluta, pian piano si plasmano al concetto alieno della vita, qui sembra proprio nascere il fondamento del movimento che conosciamo come New-Age. Parecchio di quello che oggi leggiamo o sentiamo dalle parole gli altri, è inevitabilmente mescolato a idee e concetti di questi recenti gruppi, libri come anche “straniero in terra straniera” possono in qualche modo farci rendere consapevoli di come negli anni, venendo a contatto sempre più stretto con questi nuovi pensieri ideologico-religiosi e chi ne fa parte, ha un po’ cambiato i termini con cui siamo cresciuti. Penso a epoche come quelle di fine ‘800 quando nacque il fenomeno dello spiritismo, a quanto questo abbia portato le persone a basarsi su un aldilà piuttosto nebuloso, tornando cosi  nella trappola della superstizione e della paura (in fondo sempre presente nella storia dell’uomo antico).  Ci si affidava seguendo questo pensiero, a chi recepiva messaggi il tramite , che si pagava, si rispettava, un po’ come lo stregone dei villaggi tribali.  Ora invece questa corrente si è modificata, ramificandosi, prendendo un po’ qua e un po’ la, specialmente dalle dottrine orientali, concentrando l’attenzione verso questa capacità assopita di comunicare con…chi? Un Dio, un’entità, una guida, un parente morto, direttamente con il centro di noi. Si finisce cosi, nelle nostre nuove incredibili rivelazioni a diventare dei tramiti di altri ancora “chiusi”, che non riescono ad ascoltare le vibrazioni oppure le energie come vengono chiamate. Concordo che si debba scoprire molto partendo da dentro di noi, ma non è questo che ci rende fautori di eventi straordinari, possiamo essere strumenti ma inconsapevoli. L’illuminazione non può portare a tutto questo caos odierno, non può modificare quella voce interiore con cui lottiamo ogni giorno, ne abbiamo paura perchè ci dice quello che desideriamo realmente, nessuno può dirci che dobbiamo annullarla o cambiarne le parole per essere nel giusto. Il sogno, il vero sogno di ognuno di noi è ciò che ci tiene in vita, è talmente semplice che difficilmente abbiamo il coraggio di confidarlo a qualcuno. C’è molta voglia di comunicare, ma questo mi pare non stia aiutando il senso ultimo: unirsi, “grokkare” a pieno, rendendosi conto man mano che non siamo qui in questo inferno creato dalla nostra incomprensione, solo per soffrire o scontare delle pene, questo è l’inizio del tutto. Dare, dare e dare. Non avere paura e dare. Dando senza voler indietro, è cosi che si riceve la più grande sorpresa. Chi di noi non si sente come un Michael che arriva da un altro pianeta, con tanti insegnamenti da dare per il bene comune, ma non sa ancora come poter comunicare nella stessa lingua. Sempre nel pieno rispetto ci si può unire senza spezzare nessun equilibrio, proseguire il proprio cammino, illuminarsi di esperienze e donare quella pace ritrovata con l’ esempio per prima cosa, cosi senza perdersi un solo secondo del senso del vivere. Ma è più facile dirlo o scriverlo che farlo, sono certa che però nulla va perso e prima o poi nella vita ciò che si è fatto ritorni, come un giardino coltivato con cura oppure tralasciato. Nella confusione e l’estraneità che proviamo nella nostra stessa “casa” ci sono indicazioni ben precise di un nostro passaggio, seppur breve, qualcosa rimane, dobbiamo crederci.

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