Credere ancora nella giustizia dell’ uomo?

CREDERE ANCORA NELLA GIUSTIZIA DELL’UOMO ?
Ci sono molti argomenti di cui vorrei parlare questi giorni, continuando quella ricerca dei sintomi che dovrebbero rendere consapevoli tutti noi che quel “qualcosa”, che sentiamo dentro non andare come dovrebbe, è fondamentalmente lo scontro tra i nostri veri bisogni, e ciò che crede invece la testa, in base a proprie esperienze, certo, ma comunque che vanno a nozze con i luoghi comuni e quel passa parola che aleggia impalpabile, quella “voce” che incessantemente ci parla in filodiffusione, e ci dice: <<Tu sei cosi!>> <<Tu devi essere cosi!>> <<Tu sei diverso>>      << Tu vali molto di più degli altri>> <<Tu non meriti questo>> << Tu… Tu e solo Tu…>>. Come uno scrittore che mette molto di sé nelle sue storie, nei suoi personaggi, oggi non a caso mi fermo un attimo a riflettere sulla parola giustizia, di come troppe volte si vanno a dare colpe dove si potrebbe trovare conforto, mentre si continua a sbagliare e impantanarsi dentro il gioco perverso, di “potere” e “denaro”.
Logico che per alimentarsi questo tipo di sistema (dove siamo dentro fino al collo), prepari trappole, inganni, nuove forme di approvvigionamento a scapito di chi realmente muove gli ingranaggi (NOI ossia TU), con la forza fisica, le speranze, le azioni quotidiane per avere accesso ai bisogni primari, ma  anche buoni (e meno buoni) propositi comunitari possono produrre.       
Dal momento che si viene a conoscenza di come poche persone, controllino ciò che produciamo, guardandoci dall’alto e vedendoci solo come un numero in grado di fare numeri…ci sentiamo un individuo X , un nessuno, pari agli schiavi. Non abbiamo diritto di parola, ne di pensiero, nessun tipo di diritto.. e lo scopriamo pultroppo quando veniamo denudati, calpestati e infine messi di fronte al fatto che se non fai il tuo “lavoro” a testa bassa, rischi di perdere anche il tuo dono più prezioso “la vita” stessa.
Mi sembra in questo post di aver fatto dei passi troppo avanti nella mia ricerca, ma ci sono dei tempi che stanno stringendo, quello che prima si poteva intuire e si sentiva cosi lontano dalle nostre realtà quotidiane, ora ci sta toccando più o meno personalmente.
Persiste comunque insistentemente, una sorte di autoconservazione, c’è il bisogno di sentirsi dire che nonostante tutto le cose vanno bene, di farsi sogni e illusioni pur non avendo assolutamente le possibilità per realizzarli, finendo per assuefarsi in un giochetto mentale pericoloso che ci allontana sempre più dalle soluzioni per se stessi e quegli altri che magari già hanno aperto gli occhi , perchè stanno perdendo pian piano anche i diritti base umani, quelli della dignità.

Com’è possibile vivere ancora nell’oblio se ogni giorno in tv, sui giornali, su mezzi elettronici veniamo a conoscenza, del peggio, e ci commuoviamo, oppure indignamo, quindi sappiamo. Giusto? No! Facendo cosi continuamo solo il giochetto descritto prima, ci sentiamo lontani dal problema, pur emozionandoci, gli dedichiamo qualche minuto al giorno, poi lo chiudiamo pigiando un tasto; non chiamiamo subito dopo quel nostro amico che cerca da mesi lavoro, per chiedergli come sta, se ha bisogno di qualcosa… non facciamo un discorso importante ai nostri figli, cercando di dargli una spalla, per sorreggersi, alla loro opprimente sensazione di impotenza nel costruirsi un futuro. Diamo certi aiuti ogni tanto, è vero, ma sempre per non doversi aprire alla verità nuda e cruda dei fatti, cioè che una speranza da sola non basta più,  è come il principio della stupenda favola del Titanic, si sta semplicemente continuando il soggiorno nel salone centrale, tra balli e risate per allungare ancora di qualche minuto, prima del pesante epilogo, tra le gelide acque dell’oceano che ai più deboli non lasceranno scampo.
Sono proprio i nostri ragazzi a soffrire di più questo momento, ad avvertirne il controsenso, eppure a rimanere immobili ad aspettare impassibili una fine…come si può concepire che nella frenesia dell’adolescenza, senza l’applicazione del dovere e della crescita verso una meta, si possa mantenere un equilibrio? Non hanno lavorato una vita, non si sentono al sicuro, in un mondo senza giustizia e comprensione, sono mine piene d’odio che rischiano di scoppiare, oppure di implodere rovinosamente.
I nostri “vecchi” di oggi, non sono sempre l’emblema di antica saggezza, quella che ci servirebbe, ci dicono, di stare zitti, di non fare troppe domande che tutto ci viene detto tanto, che il sistema è cosi e non si può cambiare, che è meglio aspettare si che intanto loro si rifugino al sicuro, non è un bel messaggio, non è quello che ci serve per rialzarci.
Bisogna pensare che i vecchi ci governano, e andando più su sono anche quelli che ci comandano, loro dovrebbero tutelarci, invece ci mettono le catene, chiudono la porta a doppia mandata, a tutti loro fa comodo cosi … un cane che si morde la coda, visto che comunque avranno prima o poi bisogno di noi.

Da chi allora possiamo prendere vera ispirazione e sentirci capiti, amati, rispettati?

Esiste un tipo di giustizia, che è rimasta vergine, sempre la stessa e non l’ha creata l’uomo che invece è distruttivo e avido all’inverosimile …
La natura del mondo e dell’universo in cui stiamo si basa su leggi che non si cambieranno mai nell’eternità, il nostro egoismo di fronte a questo è fin troppo visibile, la Terra stessa è un essere vivente e superiore a noi, e non lascerà più spazio alla nostra autodistruzione.
Dovremmo tornare a cercare le nostre vere radici, estirpare il pensiero di una mente che ormai si è allontanata troppo dalla sue meravigliose capacità, si è chiusa, e compie del male anche a proprio danno, vogliamo tornare a star bene?
Esiste una giustizia molto grande, che è in grado di eliminare ogni paura, e non vogliamo ascoltarla perchè sembra chiederci troppo, ci sentiamo colpevoli, ma lei ci sarà sempre, ci manca il coraggio. Il coraggio di amare.

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