La favola dell’ uomo che odiava

LA FAVOLA DELL’UOMO CHE ODIAVA (per adulti)

C’era una volta in un universo lontano da ogni immaginazione, un piccolo pianeta tutto azzurro. Era abitato da uomini con due piedi per camminare e due mani per lavorare-trasformare-scoprire tutto ciò che era loro intorno. La loro leggenda cominciò cosi: in un giorno molto importante, si svegliò il “Primo” di questa razza detta “uomini”; era già adulto e senza ombelico, perché come lo stesso suo nome significava nella loro antica lingua, lui era “Nato Dal Cielo”. La sua mente era straordinariamente evoluta, nacque imparato di fronte a tutto. Non potendo comunicare con nessuno, utilizzò la sua capacità di linguaggio, per dare nomi e spiegare a se stesso, il senso di  ogni elemento esistente, cosicché creare era diventato da subito il suo motivo per continuare a vivere senza farsi troppe domande sulla propria esistenza. Eppure dopo non molto tempo della sua eternità imparò ben presto il significato della nostra parola: Noia … non c’era più nulla infatti che avesse un segreto per lui, tranne una cosa importantissima e che gli mancava, identificare i sentimenti.     Non che questo fosse dettato dalla solitudine abituale, intorno infatti vi erano molte altre presenze, ma non avendo queste il suo stesso aspetto e il dono della sua grande sapienza, li riteneva non solo inferiori per la loro indifferenza di fronte ai potenziali di quel mondo ma proprio delle bestie, automi, un suppellettile della “ bella casa” insomma … in più lo evitavano, ne avevano paura, proprio di LUI, lui che poteva dirigere ogni cosa … lui che vedeva tutto e poteva cambiare se avesse voluto anche le loro vite.       Fu sempre quella NOIA ogni giorno più pesante, a portarlo a cercare l’unica cosa che non c’era e non aveva il minimo potere di creare da solo … un compagno … ma badate questo non era per affetto o per comprendere la gioia di un contatto. Solo per aumentare il suo potere personale, per creare un altro se stesso più debole, essere seguito ovunque ed essere soprattutto ammirato. Provò persino con quegli “animali” che tanto disprezzava, provò per un certo periodo a sedurre le femmine, che possedevano le stesse sue mani, che erano senza dubbio la fonte primaria della forza e della capacità di costruire dal nulla. Vi si accoppio , sperando che pian piano, il frutto di quelle unioni si sarebbe evoluto quanto lui. Effettivamente arrivare a capire cosi nel profondo il meccanismo di quella natura, poteva dargli ragione, ma la vera sorpresa fu questa, quell’uomo non era di quel luogo, non c’era posto nella catena, era solo un ospite e neppure cosi accetto. Passarono anni e anni dei nostri, morivano vite e ne nascevano altre, non ebbe mai figli, quell’essere non trovo mai pace nella sua ricerca, pur avendo a disposizione tutto. La sua mente rese imperfetto un mondo tanto bello ed equilibrato, solo per insoddisfazione personale. Parlava allora da solo verso l’aria, poi si sdoppio e riuscì persino ad accoppiarsi con se stesso quindi finì per odiare. Fu il primo sentimento che scoprì e quasi nel momento stesso della sua nuova illuminazione, senza aver tempo di conoscerla e discernerla a pieno, improvvisamente, migliaia e migliaia di altri “uomini” tali e quali a lui nell’aspetto apparvero sdraiati sul terreno,  nel gesto di risvegliarsi come da un lungo sonno, e tra essi vi era pure la “Prima Donna” mai vista prima in quel luogo tanto sperduto dell’infinito … LA MADRE. Questi adulti erano tutti uniti da un’unica grande forza di volontà, seguire la Madre e riempirsi della sua pace e del suo infinito amore. Nessuno di loro doveva morire, non aveva dunque nessun senso la riproduzione, il senso del possesso, ne la passione, anzi  diventavano man mano bambini, quei cuccioli finalmente riconosciuti e integrati  sia dalla natura che dagli animali già presenti prima di loro. L’unico ancora a non trasformarsi fu l’uomo che odiava. Da nascondigli osservava furtivo tutto ciò che accadeva, concentrandosi  solo sul cambiamento generale  e non del suo perché, identificò infine La Madre con l’ingiustizia del suo soffrire mai compreso , ne ascoltato per la  sua profondità.  Cominciò a desiderare fortemente la donna, voleva farla solo sua, rendendo cosi  i bambini di nuovi grandi e simili in tutto a lui,  … stava disprezzando ancora e sempre più. Quelle immagini messe di fronte , giorno per giorno, erano la prova  del proprio fallimento, quello cioè  di  non seguire l’evoluzione, lui era il Primo. Nei suoi pensieri, sarebbe diventato quindi il Grande Padre, e  tutto solo allora, sarebbe tornato al suo posto.  Finalmente avrebbe portato la grande vera saggezza  che mancava a quel piccolo mondo, mettendo un pezzo di sé dentro ogni sua creatura. Sedusse La Madre con la sua arte di conoscenza, riuscì a concentrare l’attenzione su tutti i suoi sensi fisici, facendo in modo decidesse lei stessa se proseguire verso la piena esperienza. Ed ecco, si, la donna per un breve piacere, cadde. Visse dentro lei  la vittoria dell’estasi della mente sopra l’umile ingenuità del cuore … ma quell’amore, scopri presto quanto fosse  completamente diverso da quello che provava solitamente verso i bambini, e ritornata in sé provò vergogna. Capi che non sarebbe potuta più tornare la stessa. Quell’uomo le fece scoprire che nella vita esisteva anche la sofferenza, quell’uomo era diverso, era in grado di alimentarsi di ogni parte più profonda da cui scaturiva il bene verso tutto, lasciando un vuoto profondo riempito poi da un veleno troppo forte da combattere. Come una vera madre, di fronte al pericolo, l’istinto la portò a prendere i bambini e lasciarli un po’ qua e un po’ la , istruendoli a mimetizzarsi ai prossimi fratelli che sarebbero arrivati nel tempo. Fu il suo ultimo gesto di coraggio, prima di darsi completamente ai voleri distruttivi del suo compagno. Quindi disse loro di attendere fino all’arrivo di altri uomini e tornare a crescere con loro, integrandosi segretamente ma senza dimenticare mai ciò che aveva loro insegnato. Dal momento che la razza dell’uomo cominciò a generare, cominciò anche a morire come qualsiasi altra specie, vivevano molto a lungo ma potevano decidere della vita degli altri, colpendoli nelle debolezze dei loro corpi. Questi uomini, riempirono il mondo e lo inquinarono di ogni sorta di male che fu loro impartito, fin dalla nascita, nonostante la presenza di una madre che in segreto li amava tutti allo stesso modo, taceva sapendo che c’erano ancora quei bambini salvati. La loro memoria e il desiderio di tornare ad amare come un tempo, fecero si che non ci fu mai la completa vittoria di quel Primo Uomo tanto accecato dall’odio. Il suo dominio era destinato a durare molto a lungo ma non per sempre, più grande diventava la sconfitta e maggiore la sua furia, oggi quel mondo non è più azzurro ma grigio, gli animali sono quasi tutti morti, le donne piangono, e i bambini nascono già adulti, eppure non basta solamente calpestarlo per annullarlo questo grande sentimento chiamato AMORE. L’odio stesso nasce da un amore malato e vissuto nel modo sbagliato … dopo molti anni arrivò un bambino speciale, nessuno ricordava ormai la storia dei primi arrivati, e la sorpresa fu enorme. Nel pieno centro della più grande città sotto lo sguardo di molti, apparve sdraiato per terra e nell’atto di svegliarsi da un lungo sonno, aveva sul volto un sorriso sereno e beato, pur sapendo benissimo già dove si trovava. Aveva gli occhi del colore antico di quel mondo da sempre destinato a essere felice e non ridotto cosi. Qualcuno non lo aveva mai rinnegato o abbandonato. Le prime parole che questa pura creatura disse furono queste: << E’ ora che ricordiate per cosa siamo stati fatti, io vi indicherò la strada, bambini è ora di tornare a casa, avete superato ogni prova>>

 

 

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