MONDO PARALLELO – Nuove definizioni della realtà

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MONDO PARALLELO:  è ormai entrato di diritto tra le definizioni atte a dare un nome a quella terra tra il confine della fantasia e la nostra solita quotidianità, quella con cui abbiamo a che fare ogni giorno.
Io stessa ho voluto chiamare cosi il mio blog, per innanzitutto ritrasmettere all’esterno il pensiero nato ed elaborato dalla mia mente, a contatto con fatti ed emozioni conosciuti, in questa esperienza terrestre chiamata:  “vita”. Oggi definiamo il senso di parallelo, come qualcosa di non visibile, è piuttosto un immagine, un’idea, una storia scritta da altre persone … più una possibilità per evadere diciamo, piuttosto che su cui riflettere per migliorarsi. Ma torniamo al suo principio, da dove nasce la parola mondo parallelo?
Per lo più ci è arrivata grazie, come al solito, alla fantascienza, libri, film, musica, ma la sua base è nata da una teoria sempre più nota che ipotizza, la reale possibilità di mondi e universi multidimensionali, persino di numero infinito. Chi siamo noi per dire è vero o non è vero? La fisica quantistica può aprirci a numerose risposte neppure tanto scontate, infatti cambia il nostro modo di porre le domande. Rivoluziona tutto.              
Cosi per come è stata concepita, la teoria dei multiversi , non posso che consigliare la visione della serie tv: “Sliders”; in italiano conosciuta come I Viaggiatori . Trasmessa sulle nostre reti negli anni ’90, e poi purtroppo dopo un buon inizio, andata persa dalla memoria in orari notturni, non proprio alla portata di tutti.  sliderslogoQui non si tratta di viaggi nel tempo, come potremmo subito pensare, l’anno è sempre lo stesso, e si ha la possibilità di incontrare sé stessi, ma come risultato di scelte differenti. A volte sei una rock-star molto famosa, altre si è sposati con un amico, oppure potresti aver vinto il nobel, essere un latitante ricercato, ma pure morto e sepolto al cimitero da un pezzo, già!
E’ una teoria davvero affascinante e ripresa in diversi film e libri, tra questi ultimi, a mio avviso va assolutamente ricordato: “The man in the high castle” ovvero “La svastica sul sole” di Philip K. Dick; proprio questi giorni hanno annunciato che presto partiranno le riprese di un film tratto dalla sua storia. Il regista è quello stesso Ridley Scott, che di Dick ha già diretto l’ormai cult mondiale “Blade Runner” e mentre lo scrittore era ancora in vita. la svastica sul sole libroChi conosce questo titolone della fantascienza,  sa che a un certo punto della storia, senza svelare troppo a chi invece deve ancora gustarsela, che noi stessi lettori insieme a uno dei protagonisti cartacei, rimaniamo sconvolti, non capendo in quale realtà stiamo vivendo, o meglio, in quale mondo parallelo. Un libro geniale, in grado di farti davvero varcare una soglia, altrimenti invisibile ai nostri sensi.

Per mia esperienza personale poi, spezzo una lancia alla possibilità di realtà differenti, potendo cosi spiegare certi sogni che si fanno, talmente lucidi e pieni di dettagli, dove si viaggia in luoghi mai visti e si incontrano persone sconosciute ma che nell’inconscio invece sappiamo di loro davvero molto, troppo per essere immaginazione. E se invece di vedere quello che chiamiamo futuro, stiamo vivendo qualcosa di vero e nel presente, ma altrove?
Poi capita si magari a distanza di tempo, di trovarci per la prima volta in un posto e sentirlo famigliare, con la gente succede lo stesso, si usa in questo caso infatti spesso l’ espressione: ci saremo incontrati in un’altra vita. Una frase detta ma mai forse analizzata fino in fondo.
Perché quindi credere che ci siano più fondamenti nella reincarnazione e tutte le dottrine più o meno riconosciute che ne derivano? Perchè mettersi a cercare altre risposte nell’occulto e i suoi demoni-fantasmi, o nella magia che ti da il finto potere di poter conoscere ogni fatto prima degli altri?

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Ci sono cosi tante cose che non conosciamo, e la teoria del mondo parallelo è pure appoggiata da quella stessa scienza di cui siamo sempre grandi sostenitori, ma che poi al momento di parlarne, ne sappiamo ben poco.
Infatti stiamo usando per lo più la definizione di mondo parallelo, per specificare una fuga: <<se avessi fatto>> , <<se avessi detto>> ; a differenza di quella porta di cui parlavo nelle righe sopra, verso una illuminazione, sembra al massimo essere quella di uno sgabuzzino.
Di quelli da tenerci dentro, sogni misti ad allucinazioni,  che non si possono condividere. Ci si entra da soli, poi si esce chiudendo bene che non si sa mai. Solita storia da gossip nero a cui ci hanno abituato: estraneazione, doppia vita, doppia fragilità, doppi sbagli.
E mai che si torni completamente con i piedi per terra.

Il mondo virtuale è fatuo non esiste, è la terra di nessuno … non può essere un mondo parallelo, che ha radici sempre e comunque nel pianeta in cui ci si trova, può cambiare il dettaglio, ad esempio dove si è nati, essere o non essere sposati, genitori che ci sono oppure no, anche la storia globale può differire e in base a quella abbiamo preso scelte differenti, o siamo cresciuti con altro carattere.
Lo stesso film Slidind Doors è un esempio di mondo parallelo, reso visibile. Due differenti possibilità nate lo stesso giorno, nello stesso momento, danno il via a quelle che poi da allora sembrano due storie differenti, con doppi personaggi, fatte però di nuovo unire alla fine, appoggiando il fatto che esista anche un destino.

slidingdoors1La protagonista in una delle due realtà ha tagliato i capelli, sicuramente era un modo per farci distinguere meglio, quando si trattava di una o dell’altra … ma però anche un dettaglio cosi minimo , quale il colore dei capelli, cicatrici in più o in meno, tipo di vestiti, espressioni e tic che un attimo prima non c’erano, possono nascere da un preciso momento di strappo.
Chissà quante volte abbiamo superato questi bivi.
Sliding doors è una commedia geniale, che ogni tanto andrebbe rivista.
Continuando questa riflessione sui dettagli cambiati, si può dire che un esempio di mondo parallelo può venirci incontro anche grazie a una fotografia del nostro passato, meglio se ci è stata scattata di sorpresa.
La osserviamo e ci vediamo adesso diversi, siamo davvero noi? Come pensano ancora in certe zone dell’America latina, uno scatto può catturarti realmente l’anima? Dipende …

Di certo non nei selfie che vanno tanto di moda, in sostanza appaiono alla fine tutti uguali, senza la minima sfaccettatura, li si fa poi ben sapendo che saranno visti. Quindi seppur si sorrida o si sia affabili (sempre, è fondamentale) ci si chiude anche.
Ci vuole coraggio a mostrare i propri limiti, le mancanze, le sconfitte.
Dal proprio Io che percepiamo come il lato perdente, può venire fuori invece proprio il meglio.
Quindi per chiudere, voglio dire questo. Far parte di un mondo artificioso, con Avatar studiati, dove si hanno sempre le risposte a tutto (ma senza ragionare e peggio provare ciò che si afferma), mostrare immagini che possono solo essere apprezzate, indossando un mantello di falsi ideali … non fa di questo lontanamente un mondo parallelo.
Quello che manca è l’essenza!
La nostra essenza più interiore, che non è spogliarsi degli abiti, ma prendere una piena coscienza di chi siamo.
Prendere lezioni da questa esperienza unica, che sia pure di un pianeta tra miliardi, invece che averne paura e fuggirla via.

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