VIZI CAPITALI MODERNI: II l’Ipocrisia delle Vanaglorie

Pavoneblu

VIZI CAPITALI MODERNI: II L’ Ipocrisia delle Vanaglorie
E’ davvero incredibile come si possa facilmente trovare anche solo dentro ogni nostra giornata,  lo spunto realista e ottimi validi esempi per addentrarsi tra i figli della moderna superbia. Come ci ricordano tutti gli scritti sul tema dei vizi capitali, essa è proprio la madre da cui parte ogni tendenza distorta. Il pericolo maggiore per l’individuo singolo è che non sa  individuarla in sé stesso, spesso permettendosi di deridere quella altrui e ancora non contento, si sente pure in dovere di pungerla con un’ apparenza di sfida. E questo lo fa, ingrandendo quell’ ombra di gloria, atta a ricoprire poi chiunque indistintamente e senza alcun rispetto.
Ci si lamenta di nemici e sabotaggi, ma questa abitudine a gonfiarsi di piccole e grandi vanaglorie, oltre che a chiudere possibili veri dialoghi con gli altri, attira inevitabilmente le mosche, ovvero, esseri in fondo fastidiosi e sporchi, che cercano dove posare le uova, per poi nutrirle a nostre spese. E nel momento che la verità viene a galla (perché accadrà!), ecco quanto il senso dell’ ammirazione ricevuta dagli altri, lascerà solo il nulla.
Un viaggio dall’ inizio alla fine, nato dalla superbia, e sfociato negli insuccessi delle vanaglorie, passando inevitabilmente  per la vanità e l’ ipocrisia. Quanto è facile caderci, ma la soluzione potrebbe venire in ogni momento proprio da quel nemico che tanto ci offende profondamente.

COMINCIARE  DA QUEL NEMICO DICHIARATO
Ebbene si, come molto spesso ho detto, siamo soliti volgere le spalle proprio alla parte più difficile della vita ma che porterebbe  a risolvere quei problemi  che impediscono il raggiungimento del pieno equilibrio psico-fisico. Il fatto è che si vive ancora, e sempre più, come sotto continuamente la lente di ingrandimento degli altri, quindi prima di venire ipoteticamente attaccati per come si è, ci si avvantaggia mostrando il meglio che si ha.
bosh vanitàSia in senso fisico personale, ritenuto importante per aprire molte porte di possibilità, ma ancora di più nel senso materiale (compagno/a, lavoro, figli, casa, macchina, cognomi importanti, imprese del passato, eccetera e bla bla bla …). Una volta c’ era la chiacchiera diretta, oggi ci si può basare su un sacco di dati, presi anche anonimamente in rete. Mostrarsi cosi nella vetrina virtuale, genera non pochi pregiudizi fondati, per primo in chi ci conosce bene, potendo notare parecchi controsensi, nella poca, pochissima coerenza tra dire-mostrare e il fare. Chi invece ci conosce meno, si basa come molti altri solo su ciò che viene prima accuratamente filtrato, quindi si attivano meccanismi di invidia, molto sotto quello smalto che crediamo stima. Chi riteniamo il nemico quindi? Ma chi ci conosce meglio naturalmente e ci è più vicino, perché potrebbe minare, tutto il bel baldacchino allestito per farsi ammirare, dovendosi scontrare con la fatica richiesta dalla mera realtà. Quella infatti esige non a volte, ma sempre, coraggio, lealtà e una sincerità che non permetterebbe, in contrasto con dei lati di mancanza e fallimento della propria personalità , di proseguire nel gioco del sentirsi importanti , unici, dell’ orgoglio.

moschinorosso1Non si giudicano nemici quindi gli invidiosi delle nostre creazioni più o meno effettive, perché pur sapendo non siano nostri veri amici, ci onorano del loro odio o adulazione esagerata.  Al contrario che con l’ indifferenza ad esempio, essi alimentano  l’ idea di essere qualcuno per cui vale la pena tutto questo interessamento,  in quel momento si viene messi noi per primi sopra altre persone. Quindi nelle azioni finali si trattano da veri nemici solo chi non ha nulla da offrire, oppure chi può svelare  fatti  contrastanti, che andrebbero troppo in profondità e che sono fuori la cornice messa in esposizione, alla mostra della vanità.
Ormai credo poco ai paraventi sia tecnologici scritti che verbali, ricordo ancora i tempi in cui si poteva fare domande dirette, anche a chi si era appena conosciuto. Domande giudicate nell’ oggi  sconvenienti, per cui dopo tanti giri più o meno costruiti intorno alla verità, non si ricevono mai del tutto risposte precise. Pur essendo sempre stata sincera, mi accorgo che quando parlo di me, capita negli occhi di fronte qualcosa di davvero particolare, è come se mi si ascoltasse  già sapendo, e nelle parti condivise più intime, sconosciute, si chiude l’ empatia di chi ascolta anziché liberarsi, perché la genuinità dei sentimenti e la novità senza filtri materialistici, non esistendo più, non viene compresa.

Fortunatamente non è sempre cosi.

Questi dialoghi comunque sono un chiaro segno, che può aiutare a smascherare chi parla alle spalle, ed è solito recitare un copione, perché l’egoismo porta a pensare che tutti siano cosi, degli attori. Oppure degli ingenui possibili nuovi sudditi. Senza via di mezzo.repesce1
Se siamo un fattore che spiazza, dove non si è fonte da cui attingere pettegolezzo o su cui riversare le proprie vanaglorie, cala naturalmente un muro dove si manifesta finalmente un po’ di umanità, anche se spesso dura e cruda, per chi crede ancora nei veri valori. Permane un silenzio di vuoto interiore che davvero parla più di milioni di parole. Nel vuoto ci sono sempre risposte.
Come a domande lecite del tipo: <<Ma che cosa vai cercando da me?>>
Provare per credere.

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SMONTANDO IL LATO VISIBILE
Essere i primi a fare il passo dell’ umiltà, è davvero difficile, si crede (e a ragione) che tutto il sistema di prima, cada in modo rovinoso, portando alla solitudine e la maldicenza. E’ questa la grande paura!
In effetti è cosi, ma ce lo siamo anche cercato però, mostrarsi per come si è, chi in modo più semplice e privato, chi invece ad esempio per gravi azioni commesse, rese pubbliche, inevitabilmente sposta gli occhi su di sé. Uscendo dai giochi dell’ apparenza, noteremmo subito però chi prima aveva interessi solo di  tipo venale verso di noi,  in breve questi, cercheranno altri nidi. Chi ci amava, invece lo farà ancora di più, dimostrandoci la lealtà dei propri sentimenti. Essere sinceri, e cercare di perdonare chi si chiamava ingiustamente nemico, o ci indica come nemico, da un bel colpo alle gambe di quella superbia bieca,  generatrice di cosi tanto odio ed incomprensioni.
Uscire in punta di piedi dal polverone quotidiano del mondo fasullo, oltre a fare ritrovare sé stessi, ci rende consapevoli di come ci siano poi oggi, mezzi costantemente usati per stuzzicare l’ amor proprio, isolandoci dal vero rapporto sociale.

Mi stride quell’ umiltà ipocrita, ad esempio nei genitori, che millantano i bravi figli, belli, intelligenti, fortunati in tutto, mostrano solo quello poi, senza minimamente pensare un attimo a chi lotta contro il dolore ogni giorno con figli malati, oppure sofferenti nella loro impotenza di indipendenza, figli che cadono nei vizi, figli che non possono avere figli, quelli che non riescono a trovare o costruire una storia sentimentale, figli che sono confusi nella loro identità. Questi genitori modello e cosi fenomenali, dovrebbero prima di parlare, magari scendere a terra, usare una lingua più comprensibile, ammettendo che ci sono difficoltà anche nelle storie migliori, dando consigli su come hanno allevato questi loro “fantomatici figli”, elevando ora che ce n’è bisogno più che mai, l’ importanza della famiglia unita, per farcela. Dove non c’è ricchezza interiore, cari genitori sta li il vostro vero contributo. 

Davvero interessante scoprire da ricerche sociali, che l’ invidia di oggi, e il conseguente spezzare dei legami è molto collegato, alla ricerca visiva dell’ apparenza altrui. I social network nuovamente dimostrano, il loro lato nero. Osservare troppo l’ erba del vicino, fa trascurare la nostra. Gelosia, invidia, si insinuano nella mente, alimentandosi di ombre e fumo, si finisce per perdere tutto, tranne il proprio odio frustrato. Ecco una grande dannazione dell’ uomo moderno.
La peggior azione che possa derivare dalla gelosia, è il compiacimento per la disgrazia altrui, non cercare il proprio bene, ma il male ad esempio a chi ce ne ha fatto. La giustizia opera da sé e ritenersi in grado di cambiare la vita altrui o persino annullarla, merita solo il girone più profondo di ogni inferno.
Ci dichiariamo sempre brave persone, perché non abbiamo mai ammazzato nessuno, ma il senso di questa affermazione va osservato ben oltre il lato fisico, si uccide ogni giorno, con le parole, con l’ingiustizia, con l’ indifferenza, e la vanità anche solo  di sentirsi superiori.
A chi ha la lingua lunga e tagliente, facciamo presente che non parlano mai  di sé stessi, chi di spada ferisce di spada perirà.

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LE VANAGLORIE NATE DALLA SUPERBIA
A un certo punto, come nella storia del lupo e i tre porcellini, arriverà un forte vento a far crollare la casetta di paglia.

Le stagioni della vita continuano il loro ciclo di nascita e morte.

La bellezza esterna prima o poi sfiorisce, e senza la fortezza interiore, tutta la vita può perdere il suo grande significato.

I soldi sono una creazione dell’ uomo, e lo appesantiscono.

Non c’è nulla di eterno a parte l’ anima, mettersi in gioco con quella ci da la sensazione di aver vissuto realmente nel pieno.

Imparare ad essere autoironici, sminuirsi, essere contenti di quello che si ha, e anche se poco donarlo, può insegnare a rivalutare anche negli altri, il valore enorme delle piccole grandi cose.

E’ più semplice essere vicini a qualcuno che sta male o peggio di noi, che sinceramente rallegrarsi delle vittorie e felicità anche degli amici.

Chi butta il peso delle proprie sconfitte su altri, lo farà sempre, invidia nel loro bene, cattiveria e piacere nel loro male.

Tutto nasce da una malattia profonda dell’ anima, che si preferisce non riconoscere, dentro sé stessi.

Tutto è lecito nella vita degli altri, ma non nella propria, non si accettano difficoltà e impedimenti, questo per l’ alta stima che si ha di sé.

Ostentare solo alcune parti della nostra vita, cancellandone altre, già dimostra che si è nel polverone dell’ apparenza, si cerca di elevarsi al giudizio altrui, in ogni modo possibile. Ma significa anche che non crediamo abbastanza nel nostro essere, si sa già in fondo di mancare.

Sebbene esista sempre in ogni azione, l’ ipocrisia di ritenersi nel giusto, parla infine il risultato e non la parola, prima o poi tutto verrà fuori e ci si dovrà svelare, quindi non è meglio dire sempre la semplice verità?

Anche se preferiamo un bel gossip e la tragedia dal nostro prossimo, in cosa davvero allora siamo unici se cadiamo negli errori di tutti?

Siamo destinati a venire trattati noi stessi come stiamo trattando, allora non ci si lamenti poi!

 

ALTRI VIZI CAPITALI MODERNI:    I  L’OPPORTUNISMO

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