Sintomi di un amore malato (II parte) – La dipendenza virtuale -

To disillusioned man

LA DIPENDENZA VIRTUALE

E’ il nemico numero uno in questo momento dell’amore, la rete è una elevazione alle proprie idee anche egoistiche e il bello è che ci viene incontro, ogni momento che lo desideriamo, ci accende la mente a problemi mondiali straordinari, ci mette in evidenza, può far sentire approvati e ascoltati, ci offre risposte e sembra non chiedere nulla in cambio. Ma non è proprio cosi. Questo straordinario mezzo sta allontanando  da tutto ciò che sta a pochi passi, ad esempio mentre leggiamo per strada la notizia dell’ennesima mostruosità accaduta a km di distanza, oppure anche una novità  più semplice come l’acquisto di un paio di scarpe dell’amica, in quei 5 minuti, la nostra attenzione è catturata e abbiamo perso qualcosa, una parola, un gesto, un incontro, o la richiesta di aiuto non necessariamente di una persona ma anche dell’ambiente dove ci troviamo.       In realtà nel virtuale ci restiamo molto più tempo di quanto abbiamo mai dedicato ad altro, ha preso le nostre abitudini, gli hobby, il tempo libero da dedicare a se stessi oppure messo a disposizione di beni comuni, quelli della famiglia, di comunità;  Ogni affetto che dipende da noi, per stare in piedi, ne risente, pensiamoci, anche gli animali mentre navighiamo si sentono esclusi, non basta solo la nostra presenza corporea  per trasmettere. Limitiamo infine sensibilmente quella possibilità di imbarcarsi in una nuova opportunità, che cambierebbe effettivamente la quotidianità, maturandola invece di convogliarla  in un etereo etere, di infinite tele e scatole cinesi. Siamo decisamente più attivi nel nuovo millennio ma distanti dal centro vitale, dovremmo dare uno sguardo fuori dalle tende ogni tanto e non basarci solo su parole filtrate da troppi passaparola, inevitabilmente plasmati dal passaggio di ogni personalità e la sua rispettiva maschera. Si potrebbe invece concentrarci  sull’ intenzione inziale per cui ci si trova verso quel dato argomento: cambiare il problema? Fare discussione? Attirare l’attenzione? O farci profitto? O solo farsi assorbire per non pensare effettivamente a quello che abbiamo intorno e ci chiama?. Sono pochi i casi in cui, venendo a mancare la luce elettrica, quello che è dentro un account, rimane in vita. Parole al vento. Chi usa gli strumenti tecnologici per lavoro non può sfuggirne è preso nella tela, e mi spiace nuovamente dire una verità, ma sempre più spesso gli uomini (e sempre più donne) trovano qui la loro fuga dalla realtà, prende forma qualsiasi loro fantasia sessuale del momento, alimentata dalle ansie e preoccupazioni, con spunti per altre manie sempre più forvianti di complessità e in rete la miniera è pressoché infinita di leccornie che creano inevitabilmente dipendenza non potendole che trovare li. La dipendenza dalla pornografia digitale sta raggiungendo le vette più alte, non solo per chi è solo, ma anche per chi è in coppia, diventa un vero e proprio tradimento, una porta da cui uscire senza dover rovinare nessuna apparenza. Un atto quasi seriale con tanto di eccitazioni ben costruite: la preparazione, l’attesa, il non farsi beccare, e infine ecco prodotta  la nuova “ figurina” guadagnata da aggiungere alla collezione (il Feticcio). La mente come per le sigarette, l’alcol e le droghe più o meno leggere, prima si quieta e poi torna sovente a chiedere, bussa si fa sentire in chissà quali momenti. Queste non sono propriamente  malattie, sempre dei sintomi diversi alla stessa causa e stanno minando molti rapporti già quindi messi a dura prova, continuare a non parlarne crea muri sempre più alti di incomprensione. Ma anche per le donne hanno sviluppato un modo per renderle ancor più alla ricerca di uno svago mentale, perché nessuno viene escluso dalla falsa cura di chi sta dietro questo sistema. Le donne sono da attirare in modo differente e si cerca di farle viaggiare con desideri ben distinti e più confezionati di cultura, assolutamente, ma piuttosto spicciola. Allora ecco libri, giornaletti, programmi tv, nuovi fenomeni di moda, storie rosa e dalle mille sfumature, personaggi assolutamente creati a tavolino che ti posseggono e ti accendono trattandoti male, mentre non lo permetteresti mai nella realtà. Anzi mi pare ci stiano facendo vedere sempre più donne tutte unite per i propri diritti! E io dico si va bene è giusto ma perché non accettare anche lo stesso diritto a sbagliare ed ammetterlo come per l’altro sesso? Nessuno è perfetto. Al tema delle influenze virtuali aggiungo infine  le grandi famiglie dei network e il loro potere di rendere amicizie consolidate da anni di vita reale, in una convivenza giornaliera sempre meno coltivata, tanto che senza più riscontri finiscono per perdersi grandi rapporti, insieme alle centinaia di conoscenze più fittizie nella distrazione balocca della rete. Un click infine può cancellare tutto non solo sullo schermo. Si separano cosi anche compagnie e gruppi storici, piuttosto triste.

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